Durante una passeggiata sulla spiaggia di San Francesco, a Forio d'Ischia, può capitare di imbattersi in una struttura bassa, in cemento, con strane feritoie rivolte verso il mare. Per molti è solo un vecchio rudere. Ma per chi osserva con più attenzione, quella costruzione racconta una storia ben più complessa: è una casamatta, una postazione difensiva militare risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
Cos’è una casamatta?
Le casematte (dal francese casemate) sono piccole fortificazioni in cemento armato, progettate per resistere ai bombardamenti e ospitare mitragliatrici, mortai leggeri o piccoli cannoni. Spesso seminterrate o parzialmente coperte da vegetazione o rocce, erano costruite in punti strategici con una visuale ampia verso il mare o l’entroterra.
Quella di San Francesco ha una pianta semicircolare, con due feritoie frontali e una feritoia laterale, probabilmente destinata a coprire un ampio arco di tiro. I muri hanno uno spessore di circa 50-60 cm, rinforzati con tondini d’acciaio oggi visibili in alcuni punti corrosi. L'accesso avviene tramite un’apertura posteriore, protetta da un vano coperto.
Quando fu costruita?
Sebbene non esista documentazione specifica su questa singola struttura, possiamo ragionevolmente ipotizzare che sia stata costruita tra il 1942 e il 1943, durante l’ultima fase del Regno d’Italia fascista, oppure immediatamente dopo, sotto l’occupazione tedesca che seguì l’armistizio dell’8 settembre 1943.
In quel periodo, le coste italiane furono disseminate di bunker e postazioni difensive per contrastare un possibile sbarco alleato. Il Golfo di Napoli, per la sua importanza strategica e portuale, era un punto particolarmente vulnerabile e dunque fortificato.
Il ruolo militare dell’isola d’Ischia
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Ischia non fu teatro di scontri diretti, ma ebbe una funzione logistica e di presidio. La sua posizione privilegiata nel golfo la rendeva ideale per:
Molte delle strutture difensive ischitane, come questa casamatta di San Francesco, facevano parte di un sistema a "sbarramento costiero", che prevedeva l'installazione di bunker ogni 500–800 metri, spesso mimetizzati nella vegetazione o inglobati in strutture civili.
Una memoria da recuperare
Oggi questa casamatta giace semi-nascosta tra la sabbia e la vegetazione mediterranea. Qualcuno l’ha imbiancata, forse per integrarla visivamente alle costruzioni turistiche. Ma il suo valore storico e simbolico è immenso: è una delle poche tracce visibili della guerra sull’isola, un monumento silenzioso alla follia e alla paura di un’epoca in cui si temeva lo sbarco di un nemico da un giorno all’altro.
In un'epoca in cui la memoria storica rischia di sbiadirsi, anche un piccolo bunker come questo merita di essere riconosciuto, protetto e raccontato.
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